Un disegno di legge di stabilità 2015 coraggioso ma che guarda poco lontano


È stato pubblicato da poco il disegno di legge di stabilità per il 2015. A nostro avviso è un disegno coraggioso, che prova a percorrere strade indicate da molto tempo, ma che in pochi hanno finora imboccato.

 

Graf. 1 – Uscite previste dall’attuale legge di stabilità (miliardi di €).

UsciteFonte: elaborazioni su dati del governo.

 

Nonostante il coraggio, però, il disegno di legge ci sembra poco lungimirante e a tratti ondivago, forse perché manca di una direzione generale. Vediamo i punti su cui sarebbe necessario riflettere.

– La decontribuzione dei neo assunti a tempo indeterminato, ha pregi e difetti . Da un lato, pur senza rendere l’incentivo troppo complicato, ha posto dei paletti così da evitare distorsioni (ad esempio la validità degli incentivi solo per assunzioni di persone che non hanno avuto contratto a tempo indeterminato negli ultimi sei mesi, e comunque entro un limite di 6.200 €, che forse sarà innalzato a 8.060 €), dall’altro ci sembra un regalo a quelle imprese che in ogni caso avrebbero assunto. Su un versante ha iniziato a sfoltire il labirinto di incentivi per chi assume dalla disoccupazione (per esempio verrà soppresso lo sconto sull’assunzione di disoccupati da più di 24 mesi); dall’altro questa forma di incentivo risulterà economicamente quasi più conveniente dell’apprendistato, contratto quest’ultimo più macchinoso ma che ha l’obiettivo di formare i giovani lavoratori, in questo modo indirettamente si disincentiva la formazione.

In generale siamo d’accordo che il primo problema da affrontare è l’occupazione, ma bisogna ricordare anche che l’Italia ha un problema di competitività e di produttività. Incentivando le assunzioni si favorirà l’occupazione a danno degli investimenti , dando così fiato all’economia nel breve periodo senza però una visione di lungo termine, proprio come le ben note svalutazioni “competitive”.

Sarebbe quindi necessario anche incentivare lo sviluppo di nuovi settori espansivi in grado di valorizzare le capacità professionali esistenti, più difficilmente riproducibili nei paesi emergenti, massimizzando gli effetti occupazionali con appropriate politiche di riallocazione e di ripartizione del lavoro.

A nostro avviso si potevano combinare le due politiche, incentivando le assunzioni in quelle imprese che dimostravano di investire. In questo modo si sarebbero finanziate le imprese virtuose capaci di creare posti addizionali. Con questa legge di stabilità, invece, si rischia di creare un meccanismo distorto che incentiva le assunzioni ma non le conferme, accrescendo la precarietà. Infatti entro i tre anni di contributi defiscalizzati non ci sono incentivi volti a trattenere le risorse o disincentivi a licenziarle. Siamo d’accordo che sarebbe stato peggio porre dei vincoli troppo stretti su queste agevolazioni, rischiando di finire in un flop come accaduto per gli interventi di Letta e della Fornero (si vedano gli articoli tra gli approfondimenti segnali a fondo pagina), ma pensiamo che rivedere gli ammortizzatori sociali avrebbe reso meno fragile la carriera di quanti si avviano nel contratto a tutele crescenti.

– Sulla monetizzazione del Tfr (Trattamento Fine Rapporto), pensiamo sia un tentativo per rilanciare i consumi costoso, poco equo, pericoloso e ondivago. Costoso, perché la liquidazione sarà tassata all’aliquota marginale Irpef (ossia la più elevata), danneggiando di fatto i più bisognosi. Infatti coloro che richiederanno il Tfr lo faranno perché spinti dalla mancanza di altre risorse a cui attingere e la tassazione in questo modo allargherà la disuguaglianza.

Pericoloso, perché le diverse riforme pensionistiche avevano usato il Tfr come secondo pilastro per sostenere i consumi futuri. Usare il Tfr nel presente significa portare ad oggi i consumi destinati alla vecchiaia. Questo avrebbe senso a due condizioni: primo, se il Pil crescesse nei prossimi anni in modo tale da creare ricchezza che possa sostituire il Tfr; secondo, se rimanesse invariata l’inclinazione dei lavoratori ad accantonare parte dei propri redditi. A nostro avviso l’incremento della tassazione sulle rendite dei fondi pensione e la spinta a consumare il Tfr creerà un danno culturale permanente, ponendo le premesse di nuove povertà tra circa vent’anni.

Proprio per queste ragioni questa scelta ci sembra ondivaga. Infatti, fino a qualche mese, fa il policy maker si chiedeva come rilanciare il secondo pilastro pensionistico, e per questo la tassazione sui fondi pensioni era molto favorevole. Oggi al contrario la tassazione viene quasi allineata alle altre forme di investimento dimenticando la questione della previdenza integrativa.

Se proprio si volevano rilanciare i consumi via Tfr, forse sarebbe stato più coerente rendere la scelta reversibile, ad esempio pensando al Tfr come una forma di garanzia. Infatti visto che il Tfr sarà erogato dalle banche (che acquisiranno il credito verso le imprese), non si capisce perché dopo qualche anno i lavoratori non possano restituire la somma presa “a prestito”, pagando interessi molto più bassi di quelli che mediamente sono richiesti per il credito al consumo.

– È previsto un fondo famiglia con dote da 500 milioni nel 2015, che dovrebbe essere quasi totalmente devoluto alla riedizione del bonus bebè di 80 euro al mese. Stante l’invecchiamento progressivo della popolazione ed il calo della natalità, crediamo che questa parte della manovra meritasse qualche denaro in più, basti pensare che le risorse destinate al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali sono circa il triplo e che i figli sono il futuro della nazione.

 

In conclusione, siamo convinti che sia evidente che di troppo rigore si muore e pensiamo che questo disegno di  legge di stabilità costituisca davvero una scelta coraggiosa che, in questa fase di emergenza e con forti vincoli europei, dà giustamente la priorità al breve periodo. Speriamo però che si tratti di una decisione consapevole e che quindi le prossime azioni saranno mirate a più profonde riforme strutturali del nostro paese che permettano la sua rinascita. Per realizzare questi obiettivi, alla politica serviranno prima di tutto idee chiare sulla destinazione da raggiungere e quindi sul percorso da compiere.

 

Per approfondire:

Governo, 2014, “Slide sulla legge di stabilità”

www.governo.it/governoinforma/documenti/legge_stabilita…/slide.pdf

Tiraboschi M., 2014, “Over 50, non basta il bonus assunzioni”

http://www.bollettinoadapt.it/50-non-basta-il-bonus-assunzioni/

Corriere della sera, 2013, “Giovani, fallisce il bonus assunzioni”

http://www.corriere.it/economia/13_novembre_03/giovani-fallisce-bonus-assunzioni-incentivi-crisi-anche-sommerso-83f492b0-4457-11e3-b60e-fee364a304ed.shtml

 

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