Una lettura sfuocata del mercato del lavoro


Il 26 agosto scorso il Ministero del Lavoro ha rettificato i numeri su attivazioni e cessazioni dei contratti di lavoro nei primi sette mesi dell’anno. Facile sarebbe metterci in fila e sparare sulla croce rossa, ma siamo ben consci che gli errori di calcolo possono capitare, soprattutto quando si devono gestire big data con risorse scarse sia in termini di tempo che umane. Al contrario ci chiediamo se abbia senso continuare con la litania del commento di dati mensili. Ammettiamo che in questa fase si stiano cercando nei dati conferme di una ripresa, che al contrario sembra ostacolata in tutti i modi: crisi greca, cinese, terrorismo internazionale… Però per evitare facili strumentalizzazioni dei dati si dovrebbe cercare di limitare il più possibile la volatilità, evitando così di prendere lucciole per lanterne. Nel caso specifico si insiste nel voler vedere delle tendenze tramite dati mensili, quando al contrario sarebbe necessario osservare dati più stabili, come quelli trimestrali, o in alternativa utilizzare metodologie statistiche che tengano conto della stagionalità e delle componenti più variabili.

Ma qual è l’errore in questione? In una nota diffusa il 25 agosto il Ministero evidenziava un aumento di 420.325 nuovi contratti a tempo indeterminato tra gennaio e luglio 2015, frutto della differenza tra 1.084.461 attivazioni di rapporti stabili e 664.136 cessazioni (si veda il Corriere della Sera del 26 agosto). Nella nota diffusa il giorno seguente il Ministero del Lavoro ha rettificato: “Un errore nei calcoli relativi alle diverse componenti ha prodotto valori non esatti”. Nei primi sette mesi dell’anno le attivazioni dei rapporti stabili ammontano a 1.074.740 (con un piccolo margine di errore rispetto al dato iniziale); per le cessazioni il dato rivisto segna 957.242, molto distante dal dato precedente di 664.136 cessazioni di contratti a tempo indeterminato. In questo modo il saldo dei rapporti stabili si ferma a quota 117.498 (decisamente più ridotto rispetto a 420.325, dichiarati inizialmente). Ciò potrebbe evidenziare che il forte incentivo (decontribuzione triennale) sui contratti a tempo indeterminato introdotto dalla legge di Stabilità 2015 stia funzionando, assieme anche alle regole semplificate varate in attuazione del Jobs act.

Ma osservare i dati del mercato del lavoro con lo zoom mensile rischia di fornire un’immagine sfuocata. Se si osservano i dati trimestrali delle comunicazioni obbligatorie (Grafico 1) si vede la forte stagionalità sia delle assunzioni che delle cessazioni. È evidente che le assunzioni raggiungono un picco nel secondo trimestre di ogni anno (quando le cessazioni mostrano il loro punto di minimo), anche in anni di crisi come il 2012 e 2013 e ciò è principalmente legato ai lavori stagionali. Le cessazioni, al contrario, arrivano all’apice nell’ultimo trimestre di ogni anno (in questa fase dell’anno le assunzioni toccano il fondo): questo è essenzialmente legato al fatto che in prossimità di fine anno si tende a concentrare la conclusione amministrativa dei lavori pendenti, per poi far partire quelli nuovi ad inizio anno. Tutto ciò ha l’infelice conseguenza che nei primi sei messi dell’anno l’occupazione cresce e nei secondi sei cala (tabella 1). E anche in maniera pesante: negli ultimi tre anni i saldi complessivi annuali sono stati tutti con segno negativo.

Graf. 1. Assunzioni e cessazioni in Italia. I trimestre 2012-I trimestre 2015.

Fig.1

Fonte: elaborazioni su dati Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie

 

Tab. 1. Assunzioni e cessazioni e saldi in Italia. I trimestre 2012-I trimestre 2015.

Tab.1

Fonte: elaborazioni su dati Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie

Cosa ne possiamo concludere? Al di là degli errori, la notizia di un saldo positivo nel primo semestre era abbastanza scontata, visto che tale risultato si è ottenuto anche in anni di forte crisi per il mercato del lavoro come il 2012 e 2013. La buona notizia è che il saldo del primo semestre 2015 e maggiore di quello del 2014 di quasi 70 mila posti (+39,7%). Però prima di cantare vittoria e attribuire questo merito alle recenti politiche del lavoro bisogna tener conto che è nella seconda parte dell’anno che iniziano le vere difficoltà, senza dimenticare che, seppur diminuite, le ore di Cassa integrazione sono ancora a livelli molto alti e dunque anche questi lavoratori sono in attesa di essere riassorbiti. Per queste ragioni è necessario accelerare sulle riforme relative alle politiche attive del lavoro (ad esempio miglioramento dell’incontro domanda/offerta, fabbisogni formativi, corsi di riqualificazione) così da implementarle prima della fine dell’anno.

Ultima nota, prima che si cominci a dire che le politiche del lavoro non funzionano perché i saldi mensili cominciano ad essere negativi: da settembre il lettore tenga conto della stagionalità dei dati: un segno negativo nella seconda parte dell’anno è atteso anche nei periodi di crescita. Quello che fa la differenza è quanto negativo!

 

Per approfondire:

 Ministero del lavoro, Andamento del Mercato del Lavoro

http://www.cliclavoro.gov.it/Barometro-Del-Lavoro/Pagine/Andamento-Mercato-Lavoro.aspx

Corriere della Sera, “Jobs Act, il ministero si corregge. E i posti fissi sono quasi la metà”, 26 agosto 2015

http://www.corriere.it/economia/15_agosto_26/jobs-act-ministero-si-corregge-posti-fissi-sono-quasi-meta-82643a78-4c01-11e5-b0ec-4048f87abc66.shtml

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