Il sistema turistico italiano perde in attrattività: servono politiche di rilancio dell’offerta


Per la serie niente di nuovo sotto il sole! È di pochi giorni fa un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera di denuncia dell’ennesimo fallimento burocratico italiano. Questa volta si parla di promozione del turismo italiano nel mondo.

Si tratta, nello specifico, del sito internet “Italia.it” che aveva l’obiettivo di promuovere e vendere il nostro Paese sul mercato mondiale: una vetrina del turismo italiano costata un sacco di soldi. Tra strafalcioni di ogni genere, contenziosi su appalti e tanto altro, la vetrina di promozione, creata una decina di anni fa, non ha mai funzionato, nonostante un tentativo di recupero negli ultimi anni. Tanto da far precipitare Italia.it al 184.594° posto fra i siti web più visitati del Pianeta.

E ad oggi nell’era di internet e della globalizzazione diventa fondamentale, per competere nel mercato, adeguare l’offerta turistica alla nuova domanda. Il turismo tradizionale sul quale si basa ancora l’Italia non basta più.

Un recentissimo studio fatto da InNova Studi e Ricerche per conto di UILTuCS in occasione del X Congresso Nazionale (svoltosi dal 15 al 18 ottobre 2014 a Torino) ripercorre le caratteristiche del sistema turistico italiano evidenziandone le enormi potenzialità ma anche la progressiva perdita di attrattività e la mancanza di valide politiche pubbliche per il rilancio del settore.

L’Italia detiene uno straordinario patrimonio storico, artistico, culturale e naturale. Questo patrimonio di riconosciuto valore è uno dei più amati e studiati al mondo, ma risulta scarsamente valorizzato. Il Paese, nel confronto europeo, si conferma tra il gruppo dei meno generosi nel finanziamento alla cultura.

Il boom che sta vivendo in questi anni il turismo mondiale ha solo sfiorato l’Italia.

Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), negli ultimi decenni, grazie alla globalizzazione dei mercati, un numero sempre crescente di paesi si sono aperti e hanno investito nel turismo. Per molti il settore è divenuto un driver di sviluppo socio-economico grazie all’arrivo di nuovi turisti, alla creazione di imprese e posti di lavoro, alla realizzazione di infrastrutture.

Dal dopoguerra il turismo ha sperimentato una costante crescita divenendo a tutti gli effetti uno dei settori più importanti in termini di peso nell’economia mondiale. Tra il 1950 e il 2013 gli arrivi di turisti nel mondo sono passati da 25 milioni a altre 1 miliardo. Fra meno di vent’anni si stima che questi saliranno a 1,8 miliardi. Il boom planetario ha visto dal 2009 a oggi crescere i turisti mondiali di oltre duecento milioni (del 22%).

L’Italia, nonostante sia il 5°paese al mondo per arrivi di turisti stranieri, sta progressivamente perdendo peso competitivo (nel 2003 era 4°per arrivi e trent’anni fa era al primo posto). Dal 1950 ad oggi i turisti che visitano l’Italia si sono moltiplicati per 10 volte. Ma l’immenso popolo di turisti nel mondo spinti da Cina, Corea e altri paesi asiatici si è moltiplicato per quasi 43 volte.

Ma quindi che fare per incrementare l’attrattività turistica e mantenere il vantaggio competitivo? Quattro sono sostanzialmente le leve su cui puntare per alimentare il turismo straniero: diversificazione dell’offerta legata all’esperienza del viaggio, differenziazione delle aree di concentrazione dei flussi con un aumento dell’attrattività nelle regioni Meridionali (ad oggi poco visitate dai turisti stranieri), innovazione, informazione e promozione digitale per promuovere e commercializzare l’offerta turistica ma anche per rendere il più agevole possibile l’organizzazione della vacanza; integrazione tra turismo e cultura.

Le dinamiche dell’ultimo decennio confermano come il turismo dell’Italia sia sempre più legato ai flussi stranieri, arrivando a rappresentare nel 2013 quasi il 50% degli arrivi nel Bel Paese. Complice la più grave recessione economica dal dopoguerra la domanda interna di turismo si è, infatti, notevolmente ridotta.

E guardando alla nazionalità e ai gusti dei turisti stranieri che visitano l’Italia le potenzialità per accrescere l’attrattività e risalire posizioni mondiali sono concrete. L’Italia è, infatti, il primo paese europeo per destinazione dei nuovi e probabilmente futuri bacini di domanda: Stati Uniti, Cina, Russia, Canada, Australia e Brasile. I turisti stranieri visitano il nostro paese spinti dalla ricchezza storica e culturale delle città d’arte e dal paesaggio su cui chiaramente i margini di investimento sono notevoli visto il forte vantaggio competitivo del paese. E scelgono la località da visitare quasi esclusivamente tramite il web, che sta via via diventando la vetrina fondamentale di promozione e commercializzazione del turismo mondiale.

Il turismo culturale può essere la leva per far ripartire il settore turistico, ma anche culturale grazie, tra l’altro, alla minore stagionalità che consente introiti più consistenti diluiti su diversi mesi (a differenza ad esempio del turismo marino fortemente concentrato nei mesi estivi), con effetti positivi sia sui settori dell’offerta (ricettività, ristorazione e altri servizi) sia sul contesto territoriale-ambientale.

Recentemente il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha avviato una serie di riforme volte a rilanciare il sistema turistico italiano e ad adeguarlo ai cambiamenti, ma molto deve essere ancora fatto e il tempo stringe. Il guaio è che mancano solo pochi mesi all’Expo che ad oggi rappresenta per l’Italia un ottimo punto di partenza per il rilancio del sistema.

Per approfondire:

Corriere della Sera, “Italia.it, un’occasione persa costata venti milioni di euro”

www.corriere.it/cronache/14_ottobre_21/italiait-un-occasione-persa-costata-venti-milioni-euro-ba2a08b8-58e4-11e4-aac9-759f094570d5.shtml

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, “ReStart Turismo Italia”

www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/visualizza_asset.html_2044121360.html

World Tourism Organization (UNWTO)

www.unwto.org

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